
Caldaia a vapore diretto
Caldaia a vapore
Modello costruito in Italia nel 1920 circa
M.M.T.A. - Invent. n. 132
Materiali: ottone, ferro
Dimensioni: cm 19x7x17
Le prime caldaie erano alquanto rudimentali, con la camera di combustione esterna e larghe zone della superficie di riscaldamento lisce. Data la loro debolezza strutturale, non potevano resistere alle alte pressioni. Con l’avanzare del progresso tecnologico, comparvero le caldaie a tubi di fiamma, che avevano la camera di combustione interna. I gas prodotti dalla combustione del carbone passavano attraverso i tubi contenuti nella camera e riscaldavano l’acqua nella quale erano immersi, che a sua volta si trasformava in vapore e veniva convogliata verso la macchina per azionare il pistone. L’aumento della superficie di riscaldamento migliorava il rendimento delle caldaie. Quelle a tubi di fiamma, altrimenti dette “caldaie scozzesi”, furono il tipo più diffuso nella marina mercantile sino all’inizio del Novecento. Successivamente vennero adottate le caldaie a tubi d’acqua, nelle quali era appunto l’acqua a circolare nei tubi, mentre i gas li avvolgevano e li riscaldavano dall’esterno. In tal modo la trasformazione in vapore avveniva più celermente, con notevoli vantaggi in termini di praticità d’uso e rendimento. Le caldaie a tubi d’acqua furono rese ancora più economiche con l’adozione del surriscaldatore, la ventilazione forzata (ossia l’insufflazione di aria ad alta pressione), gli economizzatori ecc.