Modelli di Navi Militari a vela

Corazzata giapponese

Corazzata giapponese "Yamato"

Franco Tommasino

Corazzata giapponese "Yamato"

Modello navigante costruito a Chiavari nel 1985

M.M.T.A. - Invent. n. 031

Materiali: plastica, ottone, rame e gomma; su basamento di plexiglass
Dimensioni: cm 131x21x28
Scala: 1:200

Il motore elettrico aziona le quattro eliche, i timoni, i cannoni di grosso calibro e il radar. Tuga sollevabile per accedere al vano interno; quattro proiettori che illuminano i settori di tiro. La “Yamato” e la gemella “Musashi” furono le uniche navi da battaglia costruite dal Giappone nel periodo fra le due guerre mondiali. Il programma ne prevedeva quattro, ma le ultime due furono trasformate in portaerei, di cui solo la “Shinano” venne completata, mentre l’altra fu cancellata. Esse rappresentavano l’esasperazione del concetto di “Super-Dreadnought”, con dislocamento, corazzatura, armamento e velocità superiori a quelli di tutte le avversarie, ma furono anche l’esempio lampante dell’inutilità di navi di questo tipo, perché vennero distrutte entrambe da bombe e siluri lanciati da aerei, senza che potessero opporre altra resistenza che non fosse la loro straordinaria capacità di incassare colpi. Infatti, per affondare la “Yamato” furono necessari 11 siluri e 23 bombe e per la “Musashi” 11 siluri e 20 bombe. L’unità capoclasse venne impostata nell’Arsenale di Kure il 4 novembre 1937, varata l’8 agosto 1940 e consegnata il 16 dicembre 1941. Le sue dimensioni erano: lunghezza m 263; larghezza m 38,9; immersione m 10,4; dislocamento tonn. 72.809. Era la più grande nave da guerra che fosse mai stata costruita. Aveva lo scafo a ponte continuo e una grande sovrastruttura a torre, contenente tutti i locali comando. Il fumaiolo era inclinato verso poppa e munito di plance laterali, alcune delle quali si collegavano con quelle del torrione. Anche l’albero poppiero era inclinato all’indietro ed aveva la parte inferiore a tripode. A poppa vi era un secondo torrione, più basso del primo. La corazzatura di murata non era verticale, ma inclinata di 20° verso l’interno. Nella sua parte inferiore penetrava nello scafo e veniva inglobata nella controcarena. Le piastre della cintura avevano uno spessore di 410 mm nella parte alta, che si riduceva a 200 mm nella parte più bassa e a 80 mm al livello della carena. I depositi delle munizioni erano protetti da una corazza spessa 250 mm nella parte bassa, che si ripiegava orizzontalmente passando sotto i locali con uno spessore di 76 mm nella parte centrale e 51 mm in quelle laterali di raccordo. Il ponte di coperta era corazzato con piastre da 35-50 mm, ma solo nella parti fuori ridotto. Il ponte di protezione aveva uno spessore di 230 mm al centro e 200 mm nelle parti inclinate laterali. Le torri principali erano protette da 650 mm di acciaio; le barbette da 560 mm e la torre comando da 500 mm. L’armamento comprendeva 9 pezzi da 460 mm, il più grosso calibro mai imbarcato su una nave, disposti in tre torri trinate: due a prora e una poppa. I 12 cannoni da 155 mm erano sistemati in quattro torri trinate, di cui una fungeva da terza torre soprelevata prodiera e un’altra da seconda torre soprelevata poppiera. Le altre due, sistemate in coperta ai lati del fumaiolo, vennero sbarcate nel 1943 per potenziare l’armamento antiaereo, che salì da 12 a 24 pezzi da 127 mm, collocati in 12 postazioni binate ai lati della sovrastruttura. Sia i cannoni da 155 mm, sia quelli da 127 mm potevano sparare con un alzo fino a 45°. Le mitragliere da 25 mm crebbero di numero sino ad arrivare a 150 nel 1945, quasi tutte sistemate nella zona centrale. Vi erano però anche 3 torrette a prora estrema e quattro a poppa estrema, come sulle navi americane. L’apparato motore era composto da quattro gruppi di turbine, alimentate da 12 caldaie, che azionavano quattro eliche, per una potenza di 150.000 CV e una velocità massima di 27 nodi. I due timoni, uno più grande e uno più piccolo, erano posti entrambi nel piano di simmetria. Le cisterne potevano contenere fino a 6.300 tonnellate di nafta, per un’autonomia di 10.000 miglia a velocità di crociera. L’equipaggio era formato da 2.500 uomini. La “Yamato” divenne l’ammiraglia di Yamamoto, Capo di Stato Maggiore della Flotta Imperiale Giapponese. Nel dicembre del 1943 fu silurata dal sommergibile americano “Skate”, subendo lievi danni. Durante la battaglia di Samar, nell’ottobre del 1944, affondò una portaerei e tre cacciatorpediniere nemici. Il 7 aprile 1945 fu attaccata da velivoli partiti dalle portaerei americane e affondata con bombe e siluri.

Origine

Donazione Franco Tommasino

Data

29 Marzo 2018

Tags

a motore, navigante

Informazioni

Il Museo è accolto nella caserma della Scuola Telecomunicazioni delle Forze Armate a Chiavari.

Per visite al Museo, trattandosi di istituzione militare, occorre prenotarsi con tre giorni di anticipo