Brigantino-goletta italiano “Isa”
Brigantino-goletta italiano “Isa”
a vele spiegate, affiancato da una pilotina
Modello costruito in Italia nel secondo quarto XX secolo
M.M.T.A. - Invent. n. 019
Materiali: legno, corda, cartoncino e stucco; in bottiglia di vetro, su basamento di legno
Dimensioni bottiglia: lungh. cm 29; diam. cm 8,5
Scala: 1:190
Il modello presenta un armamento a due alberi, con maestra quadra e mezzana aurica, bompresso, fiocchi e strallo; la pilotina, fatta di cartoncino, è attrezzata a sloop, con randa aurica, controranda e fiocco; sullo sfondo, paesaggio roccioso tipicamente ligure. Pare che la tradizione di realizzare modelli di navi in bottiglia risalga all’inizio dell’Ottocento, quando il colore del vetro dei contenitori divenne più chiaro, lasciando intravedere meglio il contenuto, il collo più largo e più corto, permettendo un più facile inserimento all’interno delle parti, e il corpo più regolare, adatto quindi ad accogliere le forme di una nave. La tecnica di costruzione si è conservata quasi immutata nel tempo e viene seguita ancora oggi dai modellisti per fabbricare ricordi in serie da vendere i turisti. Si inizia con il colare il mastice all’interno della bottiglia per simulare il mare, lo si modella con delle piccole spatole per imitare le onde e infine lo si colora di azzurro intenso. Poi si crea la scenetta del diorama: porto, molo, pontile, faro, case, alberi ecc., evitando di intasare troppo lo sfondo. Da ultimo viene il momento di posizionare la nave, spesso più di una. Sullo scafo è già stata collocata l’attrezzatura, ma gli alberi, muniti di sartie e stralli, sono fissati al ponte per mezzo di un pernetto e sono abbattuti nel senso della lunghezza. I pennoni sono tenuti accostati ad essi per mezzo degli amantigli. Il tutto è già dipinto con gli opportuni colori e viene introdotto nella bottiglia con la poppa in avanti. Si affonda lo scafo nel mastice ancora fresco con l’ausilio di una spatolina, si tirano le manovre degli alberi per raddrizzarli e li si fissa nella loro posizione con una puntina di colla. Poi si tendono i cavi con un filo di ferro uncinato, si incrociano i pennoni e si blocca il sartiame. Indi si mettono al loro posto le vele di carta, iniziando da quelle di poppa. Completate queste operazioni, si ritocca il mare con dei pennelli, disegnando due baffi di schiuma a prua e la scia a poppa, e si imbandiera la nave. Quando tutto è pronto e ben asciugato, si mette il tappo di sughero alla bottiglia e lo si sigilla con la ceralacca. In apparenza si tratta di operazioni abbastanza semplici, ma in realtà occorre una grande abilità per poter far combaciare tutte le piccole parti che compongono il diorama. L’arte di costruire navi in bottiglia era il passatempo dei marinai imbarcati sui velieri di lungo corso, che trasportavano merci di ogni genere da un capo all’altro della terra. Specie durante i lunghi viaggi oltre i capi, nelle ore di franchigia o in bonaccia, occorreva trovare qualcosa da fare per ingannare l’attesa, scaciare la noia e non lasciarsi prendere dallo sconforto, il nemico peggiore dei marinai.
Ciascun membro dell’equipaggio coltivava un suo hobby particolare: c’era chi leggeva la Bibbia o altri libri edificanti, chi suonava o strimpellava uno strumento, chi dipingeva ritratti di navi o di persone, chi confezionava abiti o accessori d’abbigliamento, chi costruiva cassapanche o piccoli mobili, chi incideva ossi di balena o denti di capodoglio. I più abili realizzavano stupendi modelli, diorami e navi in bottiglia, usando i poveri materiali che recuperavano a bordo. Questi lavori artigianali, oltre a permettere un piccolo arrotondamento della paga, distoglievano la loro mente dal ricordo della casa e degli affetti lontani. In alcune vecchie fotografie della fine del secolo scorso, si vedono gruppi di marinai allineati sul ponte che mostrono orgogliosamente i loro manufatti.
Ciò che contraddistingue la loro opera da quella degli artigiani di oggi è l’amore incondizionato che nutrivano per le navi e per il mare, nonostante i pericoli cui andavano incontro tutti i giorni. Sarà forse per questo motivo che le navi in bottiglia autentiche non hanno una vela, una tavola o una manovra fuori posto, pur nelle ridotte dimensioni dell’oggetto.