Brigantino a palo italiano “Rina Corte”
Brigantino a palo italiano “Rina Corte”
con vele terzaruolate
Italia, terzo quarto XIX secolo
M.M.T.A. - Invent. n. 215
Materiali: legno, ferro, corda e stoffa, su basamento di legno
Dimensioni: cm. 212x47x140
Scala: 1:20
Di particolare interesse la polena a forma di sirena. Le figure di animali fantastici scolpite sulle prue dei drakkar e quelle riprodotte sulle navi da guerra o da trasporto mediterranee, furono certamente le antenate delle polene che, abbandonate per secoli, ricomparvero sulla scena nel XV secolo. La loro forma subì diverse modifiche nel corso del tempo, a causa dell’evoluzione della struttura della prua. Intorno al 1610, il tagliamare dei bastimenti si slanciava dritto e orizzontale come uno sperone, per cui sembrava naturale collocarvi dei motivi ornamentali in verticale, come statue equestri o in piedi. Era il caso, ad esempio, del vascello inglese “Prince Royal” (1613), sul quale un personaggio a cavallo affrontava impavido i flutti. Verso la fine del XVII secolo, il tagliamare cominciò a rialzarsi e allora la polena venne posta a coronare la parte alta della ruota di prua. Stando in piedi, con il corpo proteso in avanti e la testa inclinata all’indietro, il personaggio o l’animale simbolico che decorava la prua aveva un aspetto rigido, impettito e maestoso. Il leone fu il motivo preferito sulle unità inglesi sino alla fine del Settecento, quando apparvero dei gruppi scultorei più elaborati che sostenevano lateralmente lo stemma reale. Gli stessi scudi si ritroveranno, contornati da ricci e volute, sulle navi in ferro. La seconda metà del XIX secolo, quando nacquero i clipper, fu l’epoca d’oro della produzione di polene. La ruota di prora inclinata dei velieri di quel periodo si prestava a meraviglia per stimolare la fantasia degli scultori. Negli Stati Uniti, l’aquila con le ali spiegate era il motivo più diffuso per le polene delle unità da guerra, mentre i mercantili preferivano un soggetto che richiamasse il più possibile il nome del bastimento. Tale soluzione aveva anche uno scopo pratico: nei porti affollati, quando decine di prue simili tra loro si allineavano lungo le banchine e il tempo era nebbioso, i marinai, quasi tutti analfabeti e quindi incapaci di leggere il nome, avrebbero avuto difficoltà a riconoscere la loro nave, se non fosse stato per la caratteristica polena che la ornava, quasi una personificazione dello scafo stesso. Così il “Lightning” aveva la prua decorata con la figura di una giovane donna alata che aveva il braccio teso e stringeva in mano una minacciosa saetta. Più prosaicamente, dei dignitosi signori in rendigote rappresentavano gli armatori o i loro congiunti. Infine c’erano romantiche fanciulle, più o meno vestite, che offrivano generosamente il loro seno alle carezze della schiuma con un braccio proteso verso l’orizzonte e la gamba rivolta a poppa. Molte polene nordiche venivano dipinte completamente di bianco, come quella del “Cutty Sark”, e tutta la loro grazia era data dal movimento del corpo e dal drappeggio del vestito. Con questi scultori, gente del popolo che aveva la mano felice e sapeva cogliere le tendenze del mercato, grazie a una vena artistica di tipo naif, siamo lontani dai grandi maestri del passato, come Pierre Puget, William Savage o Gérard Christmas. Tuttavia, alcune loro opere sono di tale qualità da poter stare alla pari con i capolavori dei più celebrati scultori in legno. A Genova le botteghe erano concentrate soprattutto a Sampierdarena e a Sestri Ponente, dove si trovavano anche i principali cantieri navali. In Riviera un centro rinomato era Recco, che produceva polene per i costruttori di Chiavari e Riva Trigoso.