Nave danese “Jytte”
Nave danese “Jytte”
a vele spiegate
Modello al galleggiamento costruito in Danimarca nel primo quarto del XX secolo
M.M.T.A. - Invent. n. 007
Materiali: legno, corda e acciaio; su basamento di legno ricoperto di stucco
Dimensioni: cm 30x4,5x24
Scala: 1:220
Scafo in legno pieno; tre alberi a vele quadre; bompresso con fiocchi; vele di strallo fra gli alberi; le vele sono in lamierino zincato e verniciato; castello a prua; cassero a poppa; tre tughe; due scialuppe; a poppa scritta con il nome della nave e il porto di armamento: Copenhagen; opera viva di colore verde; opera morta di colore bianco; basamento ricoperto di stucco colorato di azzurro e bianco per simulare il mare; il modello probabilmente faceva parte di un diorama, nel quale manca la calotta in vetro. Nel linguaggio comune il termine “nave” ha il significato generico di natante di grandi dimensioni. Quindi, in rapporto alla vita del mare, si rendono necessarie diverse specificazioni per distinguere i vari tipi di nave. Ma nel mondo della vela, il termine nave sta a indicare un bastimento con tre alberi a vele quadre, dei quali quello di mezzana, sovente senza trevo, porta anche una vela aurica, nonché vele di strallo tese fra gli alberi e fiocchi sul bompresso. Un armamento del genere fa riferimento alla situazione del secolo scorso, quando la nave a vela raggiunse l’apice della sua millenaria evoluzione. In passato, l’albero di mezzana aveva una vela latina al posto della randa e a prua vi erano due vele quadre, la civada e la contro-civada, poste una sopra e una sotto il bompresso, che svolgevano la stessa funzione dei fiocchi. I ritocchi e i miglioramenti apportati grazie alle sperimentazioni compiute sulle rotte oceaniche permisero di arrivare ad un modello perfezionato che sarebbe rimasto sostanzialmente immutato sino alla fine della vela mercantile. L’attrezzatura a nave era quella tipica dei velieri di lungo corso che battevano le rotte oceaniche trasportando merci di valore, come tè, lana e passeggeri. Inoltre era molto diffusa presso le marinerie atlantiche, ricche di uomini e di mezzi, mentre quelle mediterranee preferivano adottare modelli meno costosi. Fra i bastimenti più famosi occorre ricordare i velocissimi clipper inglesi e americani che in certi tratti potevano raggiungere le fantastiche velocità di 18-20, prestazioni di tutto rispetto per natanti a vela. Ciò spiega perché fino all’inizio del Novecento il vapore non riuscì a prendere completamente il sopravvento. L’alto prezzo del carbone, la necessità di avere basi attrezzate per il rifornimento lungo la rotta e le frequenti rotture delle macchine lasciavano ancora qualche margine agli armatori notalgici della vela. Ma con la Prima Guerra Mondiale tutte le illusioni scomparvero e gli ultimi velieri vennero mestamente posti in disarmo, quando non furono distrutti dai sommergibili.