Dirigibile Hindenburg D-L2129
Dirigibile Hindenburg D-L2129
Modello costruito in Italia nel 1980 circa
M.M.T.A. - Invent. n. 149
Materiali: plastica, su basamento di plastica
Dimensioni: cm 33x6x8
Piccoli oggetti in plastica ... per ricordare “grandi eventi”.
Il dirigibile fu sperimentato per la prima volta in Francia nel 1852. L’Hindenburg, di costruzione tedesca, era lungo ben 245 metri. Nel 1937, nella fase di atterraggio a Lakehurst, nel New Jersey, USA, si incendiò e morirono ben 36 persone. Furono famosi anche i dirigibili tipo “Zeppelin” (tedeschi) e il “Norge”, italiano, con il quale Umberto Nobile compì nel 1926 la prima trasvolata del Polo Nord. La seconda trasvolata polare di Nobile, nel 1928, col dirigibile “Italia”, finì invece in una catastrofe.
All’inizio dell’Ottocento il pallone aerostatico, o mongolfiera, aveva mostrato tutti i suoi limiti, dovuti soprattutto alla difficile governabilità. Si riusciva a controllarne la discesa, agendo sulla valvola del gas, o la salita, gettando della zavorra, ma era quasi impossibile dirigerne la rotta, a causa della mancanza di un qualsiasi propulsore. Gli ingegneri dell’epoca si applicarono alla soluzione del problema e finalmente, il 24 settembre 1852, il francese Henri Giffard riuscì a far volare un aerostato per 31,5 Km, partendo da Versailles. Il suo dirigibile, riempito di idrogeno, era lungo quasi 44 metri e spinto da un motore a vapore da 3 CV, che faceva girare un’elica lunga 3,35 metri. Tuttavia, un aeromobile di pratica utilizzazione fu costruito solamente all’inizio del XX secolo, grazie all’introduzione del motore a scoppio e delle leghe di alluminio. In quel periodo ci si rese anche conto che la capacità di sostentazione di un aerostato era direttamente proporzionale al volume di gas impiegato per riempire il suo involucro, per cui occorreva realizzare dirigibili sempre più grandi. Il celebre ingegnere navale francese S. Dupuy de Lome inserì nell’involucro il cosiddetto pallonetto, per compensare le variazioni di volume del gas causate dai cambiamenti di quota, al fine mantenere costante la forma del dirigibile. Il francese Renard ideò gli impennaggi per assicurarne la stabilità. Il tedesco Walfert nel 1897 applicò per la prima volta il motore a scoppio a un dirigibile. Nel 1900, un ufficiale tedesco, il conte Ferdinand von Zeppelin, dopo una lunga serie di studi ed esperimenti, completò un prototipo di dirigibile che battezzò con il suo stesso nome. Esso era costituito da un cilindro lungo 128 m, con un’ossatura in alluminio rivestita di cotone trattato con emaillite, una vernice speciale che assicurava tensione e resistenza all’involucro. La sua cubatura, suddivisa in 17 compartimenti stagni, era costituita da 12.000 mc di idrogeno. Due motori Daimler da 14 CV garantivano la necessaria spinta propulsiva. Dopo aver perfezionato il prototipo, fra il 1910 e il 1914 Zeppelin compì i primi viaggi commerciali in Germania. Durante la Prima Guerra Mondiale, i suoi dirigibili furono impiegati come ricognitori oltre le linee nemiche e per bombardare Londra, senza peraltro ottenere risultati di rilievo. Negli anni Trenta vennero di moda le crociere a bordo dei “più leggeri dell’aria”. Aerostati di gigantesche dimensioni, dotati di tutti i comfort, trasportavano poche dozzine di ricchi privilegiati da una metropoli all’altra dell’Europa e anche attraverso l’Atlantico.
I nuovi modelli, sia tedeschi, sia americani, lunghi più di 200 m, erano chiamati “hotel volanti”, per il lusso e le comodità che offrivano a bordo. Ma l’aumento del traffico fece crescere anche il numero di incidenti, i più gravi dei quali impressionarono fortemente l’opinione pubblica, decretando la fine dell’era del dirigibile. Nel 1930, durante il viaggio inaugurale su una nuova rotta per l’India, il dirigibile inglese R 101 precipitò e fra le 48 vittime ci furono il suo progettista e il ministro inglese dell’aeronautica. Ma una tragedia ancora più sconvolgente si verificò pochi anni più tardi, nel 1937, quando il più grande e moderno dirigibile del mondo, il tedesco “Hindenburg”, si incendiò durante la fase di atterraggio a Lakehurst, nel New Jersey, Stati Uniti.
Nello spaventoso rogo che ne seguì, provocato dall’enorme quantità di idrogeno con cui era stato riempito l’involucro, perirono 36 persone fra passeggeri e membri dell’equipaggio. Si sarebbe potuto usare l’elio, più innocuo, ma di difficile produzione, per cui risultava molto costoso. Inoltre, gli Americani ne detenevano il brevetto e, dato che lo consideravano un segreto militare, si erano ben guardati dal divulgarlo. Nella Seconda Guerra Mondiale, la marina americana disponeva di alcuni dirigibili da ricognizione, destinati alla caccia dei sommergibili tedeschi. Essi avevano il vantaggio di potersi appoggiare a strutture aeroportuali non molto attrezzate e di poter decollare in verticale, senza bisogno di pista di volo, ma con l’avvento degli elicotteri vennero superati anche in questo campo.