Rione Scogli
com’era e come si viveva

Ciassa di Barchi - 1889
Varo del Brigantino a palo “Nemesi” dai Cantieri Navali dei Gotuzzo che a quel tempo costruivano proprio sulla Piazza Gagliardo

PIAZZA DAVIDE GAGLIARDO

un tempo chiamata

«CIASSA DI BARCHI»

Su questa piazza e in quest'area del Rione Scogli, nei Cantieri Navali Gotuzzo, furono costruiti e varati, tra il primo '800 e il 1935, da Francesco Gotuzzo detto «Mastro Checco» (1808- 1865) il capostipite, da suo figlio Luigi (1846-1919) e dal nipote Eugenio detto «Mario» (1883-1935) oltre 120 grandi velieri:11 Brigantini, 41 Brigantini a palo, 32 Brigantini Goletta, 7 Navi Goletta, e 30 tra Bovi, Rimorchiatori, Chiatte, Leudi e grosse barche da trasporto. Quando «Mastro Checco» morì nel 1865, come da liquidazione ereditaria del 25/4/1866 aveva ben 9 Velieri in costruzione sugli scali di questo Rione. Due quinti di tali costruzioni vennero assegnati a Matteo Tappani, «u sciu Matté» (1833-1924) , per l'assistenza prestata nella costruzione e tre quinti a Luigi Gotuzzo. Matteo Tappani imparò quindi l’arte della costruzione Navale dal suocero «Mastro Checco», avendone sposato la figlia Giulia. Negli anni seguenti, Tappani vi costruì oltre 55 grandi velieri: 35 Brigantini a palo, 9 Brigantini Goletta, 4 Navi Goletta, e 7 tra Bovi e Leudi. Una trentina di grandi velieri furono costruiti dai Briasco , Brigneti, Piceni Gessaga, Sanguineti, Beraldo e Raffo: 6 Brigantini, 2 Brigantini a palo, 4 Brigantini Goletta, e 18 tra Leudi e Bovi. In totale più di 200 velieri presero il largo da questo Rione per rotte in tutti i mari del mondo. La tradizione cantieristica di maestri d’ascia e calafati continuò nel dopoguerra con costruttori di gozzi e imbarcazioni da diporto. Dopo «l’Epoca Eroica della Vela» , verso gli anni ‘30, la Piazza cambiò tipologia diventando sede di famiglie di pescatori e, nel gergo popolare, venne così denominata

PIAZZA DEI PESCATORI «CIASSA DI PESCÖI»

Rione Scogli - 1912
La ferrovia è già stata deviata a monte in seguito a terribili mareggiate che ne avevano compromesso la sicurezza. In primo piano il ricovero Torriglia. Le cosidette “Case Canepa” sulla destra della foto, di lì a pochi anni saranno tutte abbattute dal mare. Notiamo il Cantiere Navale dei Gotuzzo con un veliero in costruzione. Le dieci case di Corso Valparaiso (già Via Olearia) stanno per essere completamente demolite. Corso Buenos Aires, alla sinistra della ferrovia, è appena tracciato

Rione Scogli - I “Seroi” (segantini)
Quando non esisteva ancora la forza motrice le tavole, ricavate da pesanti tronchi, venivano segate a forza di braccia dai segantini che usavano una speciale sega a quattro mani detta anche “31”.
Nella foto, abbiamo riconosciuto Adriano Leoni (in alto) e Checco Pastorino Tacchetti

Scriveva Vittorio G. Rossi, noto giornalista e scrittore: il mare parla, “nessuno sa cosa dice, ma lui parla”.
Questo agli “Scogli” lo hanno sempre saputo, o meglio lo hanno sempre sentito nel cuore. Il mare continua a mandare messaggi con i suoi odori, che cambiano quando cambia il vento, con i suoi colori, che specchiano il cielo, con il rumore delle sue onde, con il suo moto incessante che incanta i nostri occhi stupiti nella varietà delle sue forme, del fluire e del rifluire, del frangersi e del ricomporsi.
Ed il mare qui agli “Scogli”, è sempre lo stesso, ma il Rione, la piazza e le spiagge sono cambiati profondamente nel tempo.
Un tempo la piazza, che era parte integrante dei Cantieri Navali Gotuzzo, come ricordava Franco “Mario” Tommasino, si popolava ogni giorno di maestri d’ascia e di serroi (segantini) che operavano il taglio del legname destinato alle chiglie ed al fasciame dei velieri che si costruivano nel cantiere. Grazie alla testimonianza di Tommasino e agli straordinari dipinti di Amedeo Devoto, definito da tanti un genio, ancorché poco conosciuto, possiamo tracciare una fisionomia intatta e precisa di questo rione, un caso unico nella storia di Chiavari.

Nel secolo scorso le famiglie erano poche e molto affiatate, spesso composte di numerosi individui e comunque non ricche. Alcuni emigravano nelle Americhe, altri sceglievano di navigare, altri ancora lavoravano nei cantieri, altri infine vivevano di pesca o facendo gli ortolani. Va osservato come spesso, qui in Liguria, il pescatore curava anche un piccolo orto, irrigato grazie a un pozzo con l’acqua attinta per mezzo dell’antica “sigheugna” (bilancino).

La gente viveva dalle finestre la vita del cantiere, sin dalla mattina, quando la sirena chiamava i dipendenti. Allora l’aria si riempiva dei rumori del lavoro degli operai e dei calafati, dell’odore del legno tagliato e del catrame, finché arrivava il giorno del varo del veliero. Era un giorno importante: dopo la benedizione impartita dal Parroco, tutti avevano appena il tempo di trasalire mentre scendeva in mare, per la prima volta, il frutto di tante fatiche.

A quei tempi le case erano sprovviste dell’acqua corrente nè vi erano gli allacci del gas e dell’elettricità. Le famiglie attingevano l’acqua dalla pompa all’angolo di Piazza Gagliardo dove si trovava una fontana pubblica, oppure, quando furono installati, i “treuggi” (lavatoi) nel lato ponente della piazza.
Tuttavia, quando il mare ingrossava, l’acqua assumeva uno sgradevole sapore di salmastro e per attingerne di potabile era necessario andare fino alla fonte che si trovava in fondo a corso Buenos Aires, vicino alla cava di pietra.
Le case e le strade erano illuminate grazie a lampade a petrolio e solo nel 1925 la luce elettrica raggiunse la piazza. II gas arrivò solo nel 1936.

Piazza Gagliardo - 1886
Impostazione della chiglia del Brigantino a Palo “Nemesi”
Notare sulla destra le “case Raffo” costruite nel 1815. Ben dieci di questi edifici furono distrutti dalle mareggiate tra il 1821 e il 1913. Sulla sinistra l’edificio dove era ubicata la trattoria di Pastorino Tacchetti demolita anch’essa, questa volta dall’uomo, negli anni ‘70 per far posto all’attuale costruzione del cantiere navale

Piazza dei Pescatori -1909
Le case vecchie degli Scogli, cosi si presentavano nei primi anni del ‘900 

Una visione panoramica di Piazza Gagliardo nel 1901
Il veliero pronto al varo è il Guglielmo Augusta. Quello in costruzione è il Luisa, di 1648 Tonnellate di stazza, uno dei più grandi varati nel 1904 nel rione Scogli

La fontana pubblica o fontanella che era ubicata sotto un grande albero nell'angolo di Piazza Gagliardo, aveva una grande maniglia che azionata manualmente con un certo vigore, consentiva di tirare su l'acqua direttamente dal pozzo sottostante. Dopo che si smetteva di pompare l'acqua fuoriusciva ancora per un minuto o due ed inoltre, tappando l'erogazione con la mano l'acqua zampillava da un piccolo foro consentendo di bere più comodamente

Le attività di un cantiere navale degli Scogli ai primi del ‘900
Sulla destra il progettista e costruttore navale Matteo Tappani, “u sciu Mattè” . Da sinistra si notano i “serroi” (segantini) che ricavano le tavole dai tronchi segandole a mano; si nota il “trincaballe”, carro speciale a due ruote per spostare grandi tronchi, e un maestro d’ascia che sagoma una ordinata

A volte le mareggiate più violente oltrepassavano l’Antica Casa Gotuzzo e il mare, non trovando ostacoli, invadeva la piazza e giungeva a lambire la ferrovia.
In quei giorni era quasi impossibile uscire di casa e bisognava arrangiarsi in tutto” racconta Franco Tommasino.

La pesca era praticata in forme del tutto diverse da quelle attuali: le reti erano di dimensioni ridotte, in cotone, e venivano tinte periodicamente con il “tannino“ (colorante estratto dalla corteccia dei pini) per ragioni di mimetismo e per aumentarne la durata. Il calderone per tingere le reti era proprio nel mezzo della Piazza verso lo scalandrone, per varare le barche, che erano quasi esclusivamente gozzi o piccole barche da pesca. Il diporto era ancora di là a venire.

Erano le mani esperte dei pescatori e delle loro donne a riparare le reti: pochissimi ormai ricordano che pochi lustri fa, le reti venivano stese ad asciugare sul viale “Nuovo” cioè Corso Buenos Aires, in una lunga teoria che da via Argiroffo arrivava oltre le serre dei fiori della ditta Crovetto.

Le donne che cucivano le reti avevano l’occhio attento e, con la mano veloce, trattenevano e tendevano la rete con l’aiuto di un alluce e grazie ad una “navetta” di legno o di osso ne ricucivano gli strappi.
L’attività del pescatore era faticosa, senza orari, assai poco redditizia.
Oltre a ciò, prestare soccorso a chi si trovava in difficoltà in mare era estremamente difficile e i punti di riferimento per la navigazione erano ottici: le cime dei monti, i campanili, i fari, le stelle.

Quando la notte, approssimandosi un fortunale, il mare “entrava”, qualcuno correva sempre di porta in porta a svegliare tutti, si che la gente si affrettava sulla spiaggia per portare al riparo le barche che erano sulla battigia, cominciando da quelle più minacciate. Altre volte, sempre sotto le stelle, i pescatori giungevano a terra con le “manate” colme di pesci “immagliati” e questa era un’altra causa di risvegli improvvisi per il rione; nessuno però si faceva pregare per portare aiuto e liberare le reti dai pesci. A operazione finita il “Gin Gin Tirone“ ed il “Tacchetti” spedivano i ragazzi a comprare della focaccia calda che poi veniva distribuita a tutti assieme al vino ed a un po’ di pesce fresco che il “Beppe Gambadilegno” si incaricava di cuocere sulla “ciappa”.
II modo di lavarsi dei ragazzi era abbastanza spiccio: un tuffo in mare: poi, via!
A scuola ... qualche volta ...

Antica Casa Gotuzzo sotto mareggiata
Siamo nel 1955, il mare ne aveva già lambito le fondamenta, poi per fortuna le imponenti difese degli anni '60 scongiurarono il pericolo di essere spazzata via. Ma dal 1821 al 1950 circa, ben 43 palazzi o caseggiati, lungo il litorale di Chiavari, furono abbattuti dalle incessanti mareggiate per il contemporaneo avanzare del mare

Piazza Gagliardo fine ’800
Sulla destra le case Raffo. Corso Valparaiso a quel tempo si chiamava Via Olearia. Le case sul litorale verso il mare erano state costruite dagli armatori Raffo e Casaretto con i profitti realizzati per il commercio dell’olio di oliva per rifornire le fabbriche di sapone di Marsiglia e Savona. Per questo la chiamarono Via Olearia, quasi un ringraziamento a questo redditizio commercio

Piazza Gagliardo - Primi anni del ’900
Da sinistra notiamo il Cantiere Navale dei Gotuzzo, i gozzi dei pescatori sulla spiaggia pronti a prendere il mare, con le lampare sulla poppa; la casa dell’osteria di Checco Pastorino Tacchetti, l’attuale casa Caffese. I lavatoi o “treuggi”, al centro sulla piazza il calderone per tingere le reti, nell’angolo a destra la rivendita verdura della “Pipinn-a“, sulla destra l’Antica Casa Gotuzzo. Pescatori, reti, donne e uomini che parlano, bambini che giocano completano la scenografia della Piazza

1870
Scorcio dei Cantieri Navali Gotuzzo e di Corso Valparaiso già via Olearia (1815-1888) e poi via al Cantiere (1888-1938). Sulla destra le case Raffo

1870
Questa è la foto antica dalla quale Amedeo Devoto ha dipinto il quadro qui riprodotto. Notare nelle case Raffo che il primo magazzino ha già subito una iniziale demolizione da parte del mare. Notare altresì l’abbigliamento delle persone ritratte

In questo piccolo mondo le porte di casa non erano mai chiuse a chiave, si che quando era necessario allontanarsi per le festività della Madonna delle Grazie, le chiavi, dimenticate in qualche cassetto, erano spesso introvabili.

La vita di questa piazza è stata talmente legata al mare che tutte le cose agli “Scogli” ne erano impregnate o ne portavano i segni: gli intonaci delle case, di colori così solari, ma che non duravano mai troppo a lungo, i gradini rialzati delle porte, le barche con le scalmiere consumate e i paglioli opachi e stinti, gli scantinati che odoravano di antico e di acciughe sotto sale. Sale che, sciolto in dose robusta nei pentoloni dove si bollivano i “bianchetti”, garantiva in modo semplice ma efficace la loro conservazione durante il trasporto fino ai mercati del Nord Italia; quello stesso sale che durante l’ultimo conflitto mondiale rappresentò per la gente di qui una piccola ricchezza da barattare con il necessario, allora introvabile.

Scogli”....
Questa piazza offre ancora, ogni giorno, uno spettacolo indimenticabile: sono le sue luci, che cambiano con le stagioni e con l’ora del giorno, che trascorrono sui suoi tetti e sul suo selciato tessuto di arabeschi di porfido. Ogni alba ed ogni tramonto dipingono negli occhi lo stesso stupore: quello di una cosa nuova, mai vista prima.
È un tripudio di colori, una tavolozza che spazia dal violetto al rosso, al verde e al giallo o all’arancione ed ogni nube o fiocco di vapore “si tinge di incredibile“; e il mare riflette questi colori: li assorbe e se ne appropria per restituirli a chi guarda, più luminosi ancora, ricchi del suo baluginìo e del suo sfavillare, dell’oro e dell’argento, del suo incessante movimento.

Gli uomini e le donne di questo incantevole angolo del Tigullio erano gente semplice, ma solida, gente non comune.
II mare, che colorava la pelle dell’uomo e ne scavava le rughe, donava loro, testimoni le foto- grafie, uno sguardo diverso, quasi surreale. In quegli sguardi si poteva leggere la libertà, la tenacia e l’onestà; la consapevolezza di ciò che è essenziale, e la fede salda e sincera di chi, da secoli viveva ai piedi di un Santuario: quello della Madonna dell’Olivo, sulla collina di Bacezza.

Ora è cambiato tutto qui agli “Scogli”.
Di questo cambiamento fa parte anche la struttura immobiliare dello Cantiere Navale dei Gotuzzo costruito nel 1908 e sostituito da quello attuale negli anni ’70; ma il mare no, nei suoi movimenti è sempre lo stesso per fortuna, anche se le spiagge specie in estate, non sono più piene di barche di pescatori ma di ben altro.
Così, abbiamo pensato valesse la pena di ricordare questo “mondo antico“ che non esiste più. Ma l’inesorabile scandire del tempo che cambia e spesso stravolge tutto, fa parte della vita di ognuno di noi e, nostro malgrado, dobbiamo accettarlo, anche se, grazie ad Amedeo Devoto ed ai suoi dipinti, lo possiamo solo ricordare, con infinita nostalgia.

1880 - Retrospettiva del Rione Scogli nella parte di ponente
Nei primi anni del ‘900 questi edifici furono tutti distrutti dalle mareggiate. Erano le cosidette “Case Canepa”. La colonia Fara, inaugurata nel 1938, fu edificata nell’area occupata dalle due case di sinistra dopo che, nel 1908 era stata deviata anche la ferrovia più a monte per via dell’avanzare del mare

Piazza Gagliardo nel 1937 circa
Sono già sparite dieci delle 13 Case Raffo costruite nel 1815. Il mare risparmiò soltanto le tre costruzioni tra il Nelson Pub e il Bar 4 Archi. Pastorino Tacchetti a sinistra rigoverna la rete sotto la sua osteria. Sulla destra al centro l’Antica Casa Gotuzzo e l’attuale edificio del Ristorante Vecchio Borgo già “Copetin”

1919 - Veduta dei Cantieri Navali Gotuzzo con 3 velieri in costruzione
La goletta “Montalto” è pronta al varo. Notare sulla destra l’edificio del Cantiere Navale Gotuzzo con i portici ad arco ed il tetto di tegole rosse tipo “marsiglia”. La pratica per l'ampliamento e la costruzione del nuovo Cantiere Navale dei Gotuzzo cominciò il 20 settembre del 1857 terminando nei primi decenni del '900. Ci vollero pertanto oltre 50 anni di burocrazia per costruire il nuovo cantiere navale. Un capannone che nella sua semplicità si intonava perfettamente con le costruzioni della zona, conferendole un aspetto piacevole e di buon gusto

1900/1945 - Piazza degli Scogli
Così come veniva chiamata da Franco “Mario” Tommasino che è anche il costruttore del plastico conservato nell'Antica Casa Gotuzzo. E' la topografia esatta di Piazza Gagliardo

Bibliografia:
“Chiavari Marinara dall’Epoca Eroica della Vela - Storia del Rione Scogli” edito nel 1993 (testo tratto da un articolo di Luca Gibelli).

I quadri e le fotografie riprodotte fanno parte della collezione privata di Ernani Andreatta.

Amedeo Devoto (1935-2013) è l’autore dei dipinti riprodotti.

Informazioni

Il Museo è accolto nella caserma della Scuola Telecomunicazioni delle Forze Armate a Chiavari.

Per visite al Museo, trattandosi di istituzione militare, occorre prenotarsi con tre giorni di anticipo